RASSEGNA STAMPA

IL SECOLO XIX - Lalla lascia e denuncia il giudice della Diaz

Genova, 20 novembre 2010

Lalla lascia e denuncia il giudice della Diaz
Addio fra i veleni per il procuratore capo che accusa di diffamazione il magistrato delle condanne alla polizia

Matteo Indice - Graziano Cetara

SETTE ANNI vissuti da equilibrista, tra le macerie las ciate dal G8 e i veleni che hanno lacerato la “sua” Procura. Ora l’addio, senza decise prese di posizione, pratica con cui non ha mai avuto grande dimestichezza. Una sola frase pronunciata al telefono, alla vigilia del suo ultimo giorno di lavoro: «Me ne vado con l’aiuto di Tremonti». Francesco Lalla, il procuratore capo di Genova, da domani in ferie e tra una settimana in pensione, non aggiunge altro. Lascia che siano gli atti, i documenti, a parlare.
E una delle carte conclusive, firmate in queste settimane di bilanci e strette di mano, rischia d’essere una delle più clamorose: una denuncia per diffamazione contro un altro giudice. Non uno tra i tanti, ma un personaggio noto e per certi versi scomodo di palazzo di giustizia ovvero Salvatore Sinagra, presidente di sezione della Corte di appello, anch’egli ai suoi ultimi giorni di lavoro. È colui che lesse la condanna ai vertici della polizia per il raid alla Diaz durante il G8, e che ieri ha firmato la sentenza sui malaffari dell’Isola d’Elba condannando un giudice e due prefetti.
La pietra dello scandalo? Un’intervista pubblicata dal Secolo XIX lo scorso 2 luglio. Sinagra definiva «dei Celestino V» (il Papa che rinunciò al pontificato quattro mesi dopo l’elezione al Sacro Collegio) i colleghi che come Lalla, anziché scioperare, si trovavano in ferie nel giorno dell’astensione dal lavoro proclamata dall’Associazione nazionale magistrati, e non si videro decurtata la retribuzione. Per quell’articolo, anche il cronista è stato querelato.
Ma è il confronto-scontro tra magistrati il cuore della vicenda. Lalla, che con il presidente della Corte di appello Mario Torti non era in servizio per un periodo di ferie programmato, spiega così: «L’accusa, che vorrebbe apparire ispirata a rigore morale, è in realtà squallida, ignobile, diffamatoria e soprattutto falsa. Chi scrive e il presidente Torti erano infatti impegnati da mesi a occupare la settimana in cui cadeva il primo luglio - data scelta solo in tempi recentissimi dall’Anm per lo sciopero - al seguito di una squadra di calcio amatoriale, cui dedicano parte del loro tempo libero da quasi quarant’anni (sic!)». Le indagini sono state aperte e chiuse in tempi record dalla Procura di Torino. E ora si è in attesa di un eventuale richiesta di rinvio a giudizio o di archiviazione per il giudice e il giornalista. E l'ultimo veleno in un settennato costellato di confronti-scontri anche forti con i suoi pm. Durante l'avvio delle indagini sui fatti del G8 di Genova, entrò in polemica con una parte di sostituti che contestavano la conduzione troppo «blanda» degli accertamenti sulle violenze dei poliziotti.I suoi estimatori sottolineano come la Procura abbia dato con lui un taglio al monumentale arretrato; nella cartucciera dei detrattori figurano invece casi come quello relativo all'inchiesta sul porto, che vide Lalla sconfessare l'operato dei sottoposti, rifiutandosi di avallare la richiesta di arresto dell'allora presidente dell'Autorità portuale Giovanni Novi. E come la questione Henriquet e l'indagine "sottratta" al suo pm per chiedere l'archiviazione.
Si chiude così una carriera in magistratura durata 45 anni. Entrò in una Procura guidata da Francesco Coco, che poi sarebbe stato ucciso dalle Br
negli anni di piombo. Partecipò alla stagione dei pretori d'assalto, specializzato in temi ambientali. Giovanile, amante dello sport e degli appuntamenti mondani, Lalla fu il primo pm a interrogare Silvio Berlusconi imprenditore, nell'inchiesta sulle false dirette
delle tv private. Il cavaliere gli disse profetico: «L'emittenza privata sarà il futuro». Si racconta che alla risposta dell' allora pm, «io devo applicare la legge», il futuro premier replicò promettendo - quasi fosse una sfida - la proiezione in tempo reale del Mundialito solo
in Liguria. Lo fece davvero. E alla fine vinse la legge del mercato.